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Il 4 luglio 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge n. 92, varato dal Governo e comunicato con il nome di “Carcere sicuro”. Questo decreto è entrato in vigore il 5 luglio 2024.
Nella parte introduttiva del decreto, nei cosiddetti “ritenuti”, viene espressa la straordinaria necessità ed urgenza che hanno giustificato l’adozione di tale strumento legislativo. Tra le motivazioni principali, vi è l’esigenza di migliorare il funzionamento degli istituti penitenziari attraverso l’incremento del personale. Inoltre, il decreto include disposizioni della legge penitenziaria volte alla razionalizzazione di alcuni benefici e delle regole di trattamento, nonché alla semplificazione delle procedure di concessione.
I primi quattro articoli del decreto-legge sono dedicati all’aumento significativo delle assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria e tra i dirigenti penitenziari. Inoltre, prevedono lo scorrimento delle graduatorie per vice commissario e vice ispettore di Polizia Penitenziaria con la stessa finalità e dettano disposizioni in materia di formazione degli agenti.
Chi frequenta gli istituti penitenziari è ben consapevole delle gravi carenze di personale di Polizia Penitenziaria e della frequenza con cui si impongono turni di lavoro estremamente estenuanti e sacrifici personali che vanno oltre l’ordinario. Questo accade soprattutto in contesti di sovraffollamento e condizioni degradate delle strutture, che aumentano la tensione nella quotidianità penitenziaria. Pertanto, questi incrementi sembrano essere una buona notizia. Tuttavia, almeno in questa sede, non riguardano altre figure professionali altrettanto carenti e insostituibili, come gli operatori giuridico-pedagogici, gli psicologi e i mediatori culturali. La presenza di queste figure, se incrementata, potrebbe contribuire in modo significativo al miglioramento della vita all’interno delle strutture, a beneficio dell’intera comunità penitenziaria.
L’articolo 4 prevede, per esigenze comprensibili di accelerazione nell’arrivo sul campo dei nuovi agenti, una riduzione della durata della formazione fino a un minimo di soli tre mesi. Sebbene questa misura sia comprensibile, rischia di compromettere una fase cruciale in cui si formano lavoratori cui è affidata la gestione quotidiana delle persone detenute e l’incontro con i loro bisogni. La formazione della Polizia Penitenziaria è un momento fondamentale, e ciò può avvenire solo in un tempo adeguato. Non sono tanto i numeri a fare la differenza in un servizio impegnativo e profondamente umano come questo, ma la preparazione umana e professionale di chi lo svolge.
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